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INDAGINE APERTA
Stupro a Formentera: ecco il perché i due marocchini accusati delle violenze sono stati rimessi in libertà

Ha suscitato rabbia e sgomento, soprattutto sui social, la decisione dell'autorità giudiziaria di liberare provvisoriamente i due dei tre marocchini accusati delle violenze.

Il presidio di solidarietà a Ibiza per la ragazza violentata

di Davide Gervasi
FORMENTERA (26 agosto 2021) – Ha suscitato rabbia e sgomento, soprattutto sui social, la decisione dell’autorità giudiziaria di liberare provvisoriamente i due dei tre marocchini (il terzo è riuscito a fuggire in Marocco, ma su di lui pende ora un ordine di cattura internazionale) accusati di aver violentato, drogato e torturato per 14 interminabili ore una ragazza 19enne di Maiorca, in una casa abbandonata a Sant Ferran a Formentera, la notte del 21 luglio.
La motivazione formale del giudice per il loro rilascio è stata “mancanza, per il momento, di prove decisive”. In magistratura, si sa, quando vi sono indizi sufficientemente solidi di un reato di queste caratteristiche, viene disposta la carcerazione provvisoria degli indagati. Circostanza che, però, non si è verificata in questa vicenda. Questo, appunto, perché per il giudice non vi sono prove sufficientemente conclusive.
Questo non significa che i due (uno di 32 e l’altro di 37 anni, entrambi domiciliati a Formentera, con precedenti penali legati allo spaccio di droga e alle rapine) siano innocenti. E per il momento neppure colpevoli. Significa solo che allo stato dei fatti, entrambi, da un punto di vista giuridico e processuale, non possono rimanere in prigione ma dovranno essere sottoposti ad un processo nelle sedi giudiziarie. L’iter processuale  inizierà comunque a breve.
Contro di loro ci sono ovviamente i racconti raccapriccianti della ragazza (apparentemente attendibili) che però, avendo sporto denuncia alcuni giorni dopo il presunto grave fatto di cronaca, non era stata visitata subito da un medico che potesse confermare immediatamente le violenze e le torture subìte quella notte. Inoltre,  la ragazza – in base al suo racconto – si trovava sotto gli effetti di un mix di droghe e quindi, nell’udienza per la convalida o meno dell’arresto dei due, sono stati avanzati dubbi sul fatto che avesse riconosciuto i suoi aguzzini e che si ricordasse quanto successo.
Da ricordare che la ragazza era inizialmente a Formentera per lavoro, presso una struttura alberghiera. Scaduto il contratto, poco dopo la metà di luglio, aveva pensato di fermarsi alcuni giorni all’isla come turista. Tra le 21 del 21 luglio e le 11 del 22 luglio sarebbero avvenute le violenze. Poi la giovane avrebbe proseguito il soggiorno altri tre giorni all’isola (non sappiamo però in quale stato psicologico e fisico abbia vissuto queste tre giornate) e, rientrata poi a Maiorca, ha sporto denuncia a Palma.
E da lì sono scattate le indagini. Ci sono stati diversi sopralluoghi degli inquirenti nella casa abbandonata di Sant Ferran, teatro della presunta violenza,  e lì sono stati raccolti “elementi molto utili all’indagine” (così vengono definiti dagli investigatori) che dovranno ora essere vagliati, in modo che da semplici indizi possano essere considerati o meno riscontri oggettivi su quanto avvenne quella notte di inferno. Tutti questi elementi di indagine (compresi i risultati dei test del dna effettuati sull’immondizia, nel materasso e sulle siringhe rinvenute nella stesso casolare abbandonato) verranno portati a processo insieme alle varie testimonianze.  Per il momento sappiamo solo che la ragazza ha riferito di essere stata stuprata per ore ripetutamente dai tre marocchini e che da loro sarebbe stata anche torturata con cucchiaini roventi e sigarette, nonché drogata con un mix di cocaina e crack.
Due di loro sono stati appunto inizialmente arrestati e poi rilasciati in attesa di giudizio. Non potranno lasciare  Formentera e dovranno tutti i giorni presentarsi presso la Guardia Civile, per dimostrare di non essersi allontanati. Ma sono entrambi in stato di libertà e non sono sottoposti ad alcun regime carcerario proprio perché, secondo il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ibiza, non vi sono attualmente prove tali da poterli tenere in prigione. Sarà il processo a stabilire appunto la loro eventuale colpevolezza o innocenza. 
E intanto  proseguono i presidi in solidarietà alla ragazza e di sdegno per quanto sarebbe successo.  Un centinaio di persone hanno partecipato ieri pomeriggio, 25 agosto, a Ibiza a un sit-in, al quale hanno preso parte anche alcune autorità politiche delle Baleari. Molti dei presenti alla manifestazione hanno espresso la loro contrarietà  di fronte alla decisione di rimettere in libertà i due marocchini accusati delle violenze, chiedendosi il perché la credibilità della vittima debba essere messa in dubbio, non considerandola così di fatto una prova certa di quanto successo.  
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