di Davide Gervasi
FORMENTERA (15 agosto 2022) – Non c’è nulla di quanto si può leggere in questo articolo che gli amanti di Formentera non hanno già sentito più volte parlarne. Ma per chi invece non conosce ancora, o conosce poco, la storia dell’ “isla bonita”, allora sicuramente avrà modo di farsi affascinare da alcuni di quei racconti che si celano sull’isola, perché conoscere Formentera significa anche viverla con una maggior consapevolezza.
Ebbene, la vita di questa piccola isola è davvero ricca di storie affascinanti con protagonisti le fortezze dell’antica Roma, gli Arabi, i pirati, gli hippie e via via fino ai primi turisti.
Ma andiamo con ordine: dai ritrovamenti archeologici scoperti, si può affermare che la storia di Formentera ebbe inizio addirittura nell’Età del bronzo, epoca a cui risale il monumento funerario di Ca Na Costa, scoperto nei pressi di Es Pujols nel 1974 e datato tra il 1900 ed il 1600 a.C. Dopo questa data, per trovare altre prove di popolazione bisogna fare un salto nel tempo di quasi mille anni.
Nell’anno 654 a.C., infatti, i cartaginesi scoprirono Ibiza e la vicina Formentera. E subito dopo arrivarono i greci. È noto che il primo toponimo utilizzato per Formentera fu il greco “Ophiusa”, ovvero “Isola dei Serpenti“. Ibiza e Formentera vennero invece chiamate isole Pitiusas, ossia, “isole coperte di pini”: nome sopravvissuto fino ad oggi.
Poi nel 200 A.C., l’Impero Romano arrivò anche qui. I Romani fecero costruire un forte nei dintorni di Es Caló, le cui fondamenta sono arrivate ai giorni nostri e sono ancora conservate. In quel periodo Formentera era abitata esclusivamente da famiglie di agricoltori che sopravvivevano coltivando del grano. Il nome che diedero all’isola era Frumentaria (che in latino significa “isola del grano”), da cui deriva il nome attuale.
Dopo venne invasa dai Visigoti, ma rimase ben presto nuovamente disabitata, fino agli inizi del XI secolo, quando arrivarono gli Arabi e tornò ad avere una popolazione stabile, come dimostrano i resti di case, pozzi e cisterne risalenti a quel periodo, che hanno dato vita al sistema d’irrigazione attuale, e a tanti muretti in pietra (che ancora oggi rappresentano una delle caratteristiche dell’isola) eretti per separare tra loro i terreni adiacenti.
Nel 1235 le isole Pitiuse (Ibiza e Formentera appunto) vennero conquistate da Giacomo I di Aragona: si tentò di stabilire una popolazione permanente sull’isola, ma l’asprezza della sua terra, unita all’insicurezza causata dalle incursioni berbere, fecero fallire il progetto.
A partire dalla scoperta dell’America da parte di Colombo, il Mediterraneo perse importanza commerciale e, di conseguenza, l’isola fu quasi completamente abbandonata. Durante il Medioevo e il Rinascimento fu occupata – ma solo saltuariamente – da pochissimi abitanti e dai pirati che qui si fermavano qualche mese per poi ripartire.
Già, i pirati. Tra i soprannomi di Formentera c’è anche quella dell’isola dei pirati. Molto della tradizione, dei monumenti, della cucina e dei profumi dell’isla proviene, infatti, da un triste e affascinante passato di pirateria. Formentera e Ibiza furono un obiettivo strategico per i pirati arabi. Verieri turchi e berberi arrivavano improvvisamente, gettavano l’ancora davanti ad una delle numerose cale dell’isola e saccheggiavano senza pietà le fattorie. Per i pirati, attaccare le due isole era un gioco da ragazzi, data la scarsa o nulla capacità difensiva dei nativi, che uscivano dai loro nascondigli solo dopo la partenza degli aggressori. Il bottino che offrivano comunque Formentera e Ibiza era modesto: animali domestici, grano e prodotti agricoli. Il bene di maggior valore che i pirati potevano quindi portarsi via erano le persone, che poi vendevano come schiavi nei palazzi e nei campi di lavoro.
Una curiosità: all’ingresso del porto di Ibiza si trova un piccolo obelisco che rende omaggio ai corsari: si tratta di uno dei due soli monumenti al mondo (l’altro è la statua di Sir Francis Drake a Plymouth) che commemora le loro avventure.
Nel 1726 furono costruite sia la prima chiesa di Formentera, dedicata a San Francisco Javier e utilizzata come fortezza per rifugiarsi dagli attacchi dei pirati, sia le torri difensive lunga la costa, per garantire agli abitanti più tranquillità e sicurezza.
Verso la fine del 1800 l’isola contava quasi duemila abitanti, molti di più rispetto ai quattrocento del secolo precedente.
Nel 1936 scoppiò la guerra civile spagnola e anche a Formentera si registrarono violenti scontri tra sostenitori e oppositori del dittatore Franco. Venti isolani furono fucilati e altri cinque morirono nei campi di concentramento nazisti. Tra il 1939 e il 1942 un edificio appena fuori dal paese de La Savina fu adibito a campo di reclusione per gli oppositori della dittatura franchista.
A partire dagli anni ’50 (anche se i primissimi e pochi turisti – inglesi, tedeschi e francesi – iniziarono ad arrivare già tra il 1900 e il 1910) il turismo cambiò irreversibilmente l’economia dell’isola che fino ad allora era fondata esclusivamente sull’agricoltura, la pesca e il sale. In pochi anni (soprattutto dal 1960 in poi) i turisti divennero la prima risorsa finanziaria di Formentera.
Ma non solo i primi turisti arrivarono all’isla. A partire dagli anni Sessanta giunsero anche gli hippie. E per Formentera fu una vera rivoluzione culturale. Si trattava di giovani americani che sfuggivano alla guerra del Vietnam e che si nascondevano in questo angolo di Paradiso. Oppure erano rampolli spagnoli che volevano scrollarsi di dosso l’oppressione della dittatura franchista. Erano perlopiù ragazzzi che non superavano i venticinque anni. A loro si aggiunsero in breve tempo anche hippie provenienti dalla Gran Bretagna, Francia, Olanda e Danimarca. Formentera in breve tempo divenne la meta ideale per la rivoluzione giovanile di quegli anni. E gli hippie vennero accettati dagli isolani: venivano da loro simpaticamente chiamati “peluts”, ovvero capelloni. I primi si installarono a Es Molí, nella mitica comunità hippie di Formentera. E quel che è certo è che questi giovani scanzonati portarono una ventata di libertà e di allegria che contagiò l’isola intera e la cui eredità – che si respira ancora oggi – è forse uno dei fattori che hanno fatto di Formentera una delle destinazioni preferite dai turisti in cerca di relax e divertimento, in armonia con la natura.
Arrivarono poi gli anni Settanta e Ottanta che videro aumentare sempre di più l’arrivo dei turisti (tra i quali, si sa, anche i Pink Floyd) soprattutto francesi, inglesi e tedeschi. Furono loro a comprare per primi, e per pochi soldi, case e terreni dagli isolani. Poi tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta arrivarono gli italiani che aprirono anche parecchi locali.
Da metà degli anni Novanta la comunità italiana a Formentera è diventata sempre più numerosa. Italiani qui residenti e che ci vivono tutto l’anno, non solo nei mesi estivi.
Il resto è storia di oggi: una Formentera diversa, cambiata ma che mantiene sempre quel suo fascino. Un po’ hippie. Un po’ pirata. Un po’ selvaggia.
(Qui sotto alcune delle immagini che si possono trovare nella pagina facebook “Foto antiche di Formentera)