Close

DALL'ETA' DEL BRONZO AD OGGI
Storie, leggende e curiosità di Formentera: dai primissimi abitanti ai pirati, dai primi turisti agli hippie americani che all’isla si nascondevano per non combattere in Vietnam

Gli anziani dell'isola sostengono che lo spirito inconfondibile dell'isola è proprio dato dalla sua storia. Una storia magica e speciale.










FORMENTERA (16 dicembre 2023) – Quanti aneddoti, curiosità, leggende che si celano dietro quell’angolo di Paradiso che è Formentera. Gli anziani dell’isola sostengono che lo spirito dell’isola è proprio dato dalla sua storia. Una storia magica e speciale che ha trasmesso all’isla quella sua anima inconfondibile e dalle mille sfumature: un po’ solitaria e un po’ misteriosa, un po’ allegra e un po’ malinconica, un po’ hippi e un po’ pirata, un po’ selvaggia e un po’ romantica. Una storia che iniziò come se fosse davvero una sorta di Eden: disabitato, silenzioso e incontaminato. Fu così per secoli e secoli. Secondo il noto ricercatore Pau Sureda, infatti, Formentera fu addirittura l’ultima isola del Mediterraneo ad essere colonizzata dall’uomo. E anche dopo i primissimi abitanti, tornò a essere disabitata più volte per centinaia di anni.







Ma andiamo con ordine. Dai ritrovamenti archeologici scoperti, si può affermare che la presenza umana nell’isola è cominciata nell’Età del bronzo, epoca a cui risale il sepolcro di Ca Na Costa, scoperto nei pressi di Es Pujols nel 1974 e datato tra il 1900 ed il 1600 a.C. Durante gli scavi vennero rinvenuti i corpi di sei uomini e di due donne di età compresa tra i 25 e i 50 anni. Vennero ritrovati anche altri oggetti dal grande valore archeologico e storico, legati al culto. Secondo alcuni studi, si ipotizza che quell’epoca vivevano a Formentera sei o sette famiglie. Furono loro i primi abitanti dell’isla. E dopo il 1600 a.C, l’isola tornò ad essere del tutto disabitata. Una pace assoluta per circa mille anni.



Nell’anno 654 a.C., venne poi scoperta dai cartaginesi che vi insediarono alcune famiglie. E subito dopo arrivarono i greci. Furono loro a dargli il primo nome: venne chiamata “Ophiusa”, ovvero “Isola dei Serpenti“. E le due isole Ibiza e Formentera vennero da loro battezzate “Pitiusas”, ossia “Isole coperte di pini”: nome, questo, sopravvissuto fino ad oggi. In quel periodo Formentera era abitata esclusivamente da alcune famiglie di agricoltori che sopravvivevano coltivando del grano. Poi nel 200 a.C. fu la volta dell’Impero Romano che si spinse anche qui. Il nome che gli antichi romani diedero all’isola fu Frumentaria (che in latino significa “Isola del grano”), da cui deriva il nome attuale, appunto Formentera.



Dopo i Romani, arrivarono i Visigoti. Poi rimase nuovamente disabitata per tantissimi decenni fino agli inizi del XI secolo, quando vi giunsero gli Arabi. Fu in quel periodo che Formentera tornò ad avere una popolazione stabile, come dimostrano i resti di case, pozzi e cisterne risalenti a quel periodo. Fu proprio allora che vennero costruiti i primi muretti in pietra (che ancora oggi rappresentano una delle caratteristiche dell’isola) eretti per separare tra loro i terreni adiacenti.



Nel 1235 le isole Pitiuse (Ibiza e Formentera appunto) vennero conquistate da Giacomo I di Aragona: si tentò di stabilire una popolazione permanente sull’isola, ma invano: l’asprezza della sua terra, infatti, fece fallire il progetto. Tornò così ancora una volta ad essere disabitata. A partire dalla scoperta dell’America da parte di Colombo, il Mediterraneo perse importanza commerciale e, di conseguenza, l’isola fu quasi completamente abbandonata per diverso tempo. Durante il Medioevo e il Rinascimento fu occupata – ma solo saltuariamente – da pochissimi abitanti e dai pirati che qui si fermavano qualche mese per poi ripartire.











Già, i pirati. Tra i soprannomi di Formentera c’è anche quella dell’isola dei pirati. Molto della tradizione, dei monumenti, della cucina e dei profumi dell’isla proviene, infatti, da un triste e affascinante passato di pirateria. Formentera fu un obiettivo strategico per i pirati. Con i loro verieri, i corsari arrivavano improvvisamente, gettavano l’ancora davanti ad una delle numerose cale dell’isola e saccheggiavano senza pietà le fattorie. Per i pirati, attaccare l’isola era un gioco da ragazzi, data la scarsa o nulla capacità difensiva dei nativi. Il bottino che offriva comunque Formentera era modesto: animali, grano e altri prodotti agricoli. Il “bene” di maggior valore che i pirati potevano quindi portarsi via erano le persone: donne e uomini che poi vendevano come schiavi nei palazzi e nei campi di lavoro. Una curiosità: all’ingresso del porto di Ibiza si trova un piccolo obelisco che rende omaggio ai corsari: si tratta di uno dei due soli monumenti al mondo (l’altro è la statua di Sir Francis Drake a Plymouth) che commemora le loro avventure.





Passarono gli anni e solo agli inizi del 1700 si può affermare che Formentera iniziò ad essere di fatto un’isola con dei suoi abitanti capaci di organizzarsi come comunità e con l’intento di svilupparsi  sempre di più anche da un punto di vista urbanistico. E così nel 1726 furono costruite sia la prima chiesa di Formentera, dedicata a San Francisco Javier e utilizzata come fortezza per rifugiarsi dagli attacchi dei pirati, sia le torri difensive lungo la costa, per garantire più tranquillità e sicurezza. Gli abitanti erano circa 400. Circa cento anni dopo, ovvero verso la fine del 1800, aumentarono e divennero circa 2000. Agli inizi del 1900 erano circa 3000.






Nel 1936 scoppiò la guerra civile spagnola e anche a Formentera si registrarono violenti scontri tra sostenitori e oppositori del dittatore Franco. Alcuni isolani furono fucilati e altri morirono nei campi di concentramento nazisti. Tra il 1939 e il 1942 un edificio appena fuori da La Savina fu adibito a campo di reclusione per gli oppositori della dittatura franchista. Qui trovarono la morte centinaia di persone.


A partire dagli anni ’50 (anche se i primissimi e pochi turisti – inglesi, tedeschi e francesi – iniziarono ad arrivare già tra il 1900 e il 1910) il turismo cambiò irreversibilmente l’economia dell’isola che fino ad allora era fondata esclusivamente sull’agricoltura, la pesca e il sale.




In pochi anni (soprattutto dal 1960 in poi) i turisti divennero di fatto la prima risorsa economica di Formentera. Ma non fu, quella, solo l’epoca del primo turismo. A partire dagli anni Sessanta giunsero, infatti, anche gli hippie. E per Formentera fu una rivoluzione culturale, una vera e propria trasformazione epocale. Si trattava di giovani americani che fuggivano alla chiamata per la guerra del Vietnam. Tantissimi coloro che decisero, infatti, di nascondersi a Formentera: qui nessuno li avrebbe mai trovati. Oppure erano dei rampolli spagnoli che volevano scrollarsi di dosso l’oppressione della dittatura franchista. Erano soprattutto ragazzi che non superavano i venticinque anni. A loro si aggiunsero in breve tempo anche hippie provenienti dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dall’Olanda e dalla Danimarca. Formentera in breve tempo divenne la meta ideale per la rivoluzione giovanile di quegli anni. E gli isolani tutto sommato accolsero bene gli hippie, da loro simpaticamente chiamati “peluts”, ovvero capelloni. E quel che è certo è che questi giovani scanzonati portarono una ventata di libertà (compreso il fenomeno del nudismo) e di allegria che contagiò l’isola intera e la cui eredità – che si respira ancora oggi – è forse uno dei fattori che hanno fatto di Formentera una delle destinazioni preferite dai turisti in cerca di relax e spiritualità, in armonia con la natura.








Arrivarono poi gli anni Settanta e Ottanta che videro aumentare sempre di più il turismo, soprattutto francesi, inglesi e tedeschi. Furono loro a comprare per primi case e terreni dagli isolani. Erano gli anni della “Formentera autentica”, spensierata e ribelle. Poi, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, arrivarono anche gli italiani. Alcuni di loro aprirono diversi locali e negozi, cogliendo le potenzialità di Formentera anche da un punto di vista del business e delle feste.






























Il resto è storia di oggi: una Formentera diversa, cambiata e che continua a cambiare, anno dopo anno (qui sotto alcune foto scattate questa estate). Eppure, nonostante non sia più la Formentera di un tempo, rimane comunque un’isola meravigliosa, con un fascino tutto suo. Un’isola magica, dotata di un’energia unica. Un’isola dall’atmosfera un po’ hippie. Un po’ pirata. Un po’ selvaggia. Un pò allegra e un po’ malinconica. Un mix, insomma, di tutta la sua storia. 














 










 









 

scroll to top