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I MISTERI DEL FARO
Il faro de La Mola a Formentera, tra profezie, leggende e personaggi: dallo scrittore Jules Verne al musicista Alessandro Martire, dai suoi guardiani agli hippie

La zona trasmette un fascino magnetico e ha saputo conquistare anche il famoso autore di racconti fantastici Jules Verne che qui ambientò parte di un suo romanzo.








 

 




di Davide Gervasi

FORMENTERA (26 febbraio 2024) – Storie, profezie e leggende tramandate da generazioni a generazioni, da visitatore a visitatore. Grotte nascoste, luoghi segreti, antiche torri di difesa e un castello del periodo Romano mai ultimato. E poi ancora miti e personaggi da romanzo, che qui all’Isla non sono mai mancati e non mancano neppure adesso. Formentera non è solo mare dalle acque turchesi, ma è anche ricca di storie tutte da raccontare. 





Tra le tante, c’è quella che si cela all’estrema punta est dell’isola, al margine dell’altissima scogliera dove sorge il Faro de La Mola, punto privilegiato dove assistere al sorgere del sole, che timido si alza dalle acque del mare. La torre bianca si erge maestosa e sovrasta l’ambiente circostante, brullo e tipicamente mediterraneo. La zona trasmette un fascino magnetico e ha saputo conquistare anche il famoso autore di racconti fantastici Jules Verne che qui ambientò parte del romanzo “Le avventure di Ettore Servadac”, scritto nel 1877. Per Verne, il faro de La Mola rappresentava “la fine del mondo”. La fine di tutto. Dopo quel luogo non ci sarà più nulla. Da ricordare che Verne è considerato uno degli autori di avventure e fantascienza più importanti della letteratura universale, ma anche un visionario e un anticipatore dei tempi, tanto che qualcuno sostiene che la sua sia una sorta di presagio: quando ci sarà la fine del mondo, l’ultimo luogo a rimanere in vita sarà attorno al faro de La Mola. Si tratta solo di leggende e credenze popolari, ma fatto sta che all’ombra di quel faro si trova da anni un monolito dedicato appunto alla memoria dello scrittore.





Il faro de La Mola se ne sta lì dal 1861, al tempo di Isabella II, sospeso sul bordo di una scogliera. Fino al 2001 veniva acceso manualmente. E furono circa 90 i guardiani del faro che in tempi diversi – e fino appunto al 2001 – vennero ad abitarci. L’ultimo è stato Javier Pérez de Arévalo, arrivato nel 1989: “Ero costretto in quattro mura sospese sull’infinito – racconta Javier -. Ben presto imparai a conoscere i segreti del sole, delle nuvole, dei gabbiani, la violenza del vento e il terrore dei fulmini. Credetemi, era fantastico. Anche quando mi trovavo in mezzo ai tumulti delle onde e ai baleni del lampo, mi sentivo felice e al sicuro. A volte durante i mesi invernali pensavo di essere il solo uomo al mondo. E non dimenticherò mai la prima volta che vidi questo faro. Ho spalancato gli occhi per la meraviglia. Una torre avvolta da un silenzio che solo i gabbiani rompevano con le loro grida. E un orizzonte marino in cui si fondevano gli azzurri. Ne rimasi letteralmente folgorato”. Nei primi decenni, i guardiani del faro de La Mola ricevevano la corrispondenza, il cibo e l’acqua una volta ogni circa due settimane. Il tutto arrivava via mare a Cala Codolar: i corrieri salivano un sentiero – appositamente aperto nella scogliera per raggiungere il faro – e consegnavano la merce ai guardiani, la cui vita non era certo facile, ma senza ombra di dubbio anche molto affascinante. 




Da ricordare poi che fino al 1973 il faro de La Mola non fu elettrificato (funzionava con stoppini e vapore d’olio). Nella sua storia è stato spento solo due volte: durante la guerra delle Filippine e durante la guerra civile spagnola. Ogni anno sono tantissimi i turisti che vanno a visitarlo. Da ammirarlo soprattutto nelle serate di luna piena. Si trova nel punto più alto dell’isola (quasi 200 metri sul livello del mare), con viste mozzafiato sulle scogliere. Fiero e immobile, a illuminare le acque di questa meravigliosa zona del Mediterraneo. A rimanervi affascinato anche il pianista e compositore italiano Alessandro Martire che lo scorsa estate ha pubblicato su YouTube un videoclip girato appunto sotto questa “torre solitaria”.




Del resto sono tanti gli artisti – o semplicemente le persone dotate di sensibilità – che rimangono ammaliati da questo ciclope muto, circondato da un paesaggio in cui “ogni avventura – scriveva Verne nel suo romanzo – sembra davvero possibile”. Racconti di fantasia, ma anche tristi vicende reali di cronaca, come quando nei decenni passati alcuni hippie si tolsero la vita, gettandosi da quella magica, solitaria e leggendaria scogliera.





 
























 








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