FORMENTERA (9 febbraio 2025) – Racconti, profezie e leggende tramandate da generazioni a generazioni, da visitatore a visitatore. Il faro a La Mola è da sempre uno dei luoghi più suggestivi e ricchi di leggende di tutta Formentera. Sorge all’estrema punta est dell’isola, al margine dell’altissima scogliera. È qui appunto che la torre bianca si erge maestosa e sovrasta l’ambiente circostante.
A detta di molti la zona attorno al faro de La Mola trasmette un fascino magnetico, tanto da conquistare anche il famoso autore di racconti fantastici Jules Verne che qui ambientò parte del romanzo “Le avventure di Ettore Servadac”, scritto nel 1877. Per Verne, il faro de La Mola rappresenta “la fine del mondo”. La fine di tutto. Pe le lui dopo quel luogo non ci sarà più nulla. Da ricordare che Verne è considerato uno degli autori di avventure e fantascienza più importanti della letteratura, ma anche un visionario e un anticipatore dei tempi, tanto che qualcuno sostiene che la sua sia una sorta di profezia: quando ci sarà la fine del mondo, l’ultimo luogo a rimanere in vita sarà la zona attorno al faro de La Mola. Si tratta ovviamente di leggende e credenze popolari, ma fatto sta che all’ombra di quel faro si trova da anni un monolito dedicato appunto alla memoria dello scrittore e al suo presagio.
Sfogliando le pagine di storia locale, si scopre che il faro de La Mola se ne sta lì sospeso dal 1861. Fino al 2001 veniva acceso manualmente. E furono circa 90 i guardiani del faro che in tempi diversi – e fino appunto al 2001 – vennero ad abitarci. L’ultimo è stato Javier Pérez de Arévalo, arrivato nel 1989, che così descrisse in un’intervista il suo vivere dentro il faro. “Ero costretto in quattro mura sospese sull’infinito. Ben presto imparai a conoscere i segreti del sole, delle nuvole, dei gabbiani, la violenza del vento e il terrore dei fulmini. Ma anche quando mi trovavo in mezzo ai tumulti delle onde e ai baleni del lampo, mi sentivo felice e al sicuro. A volte durante i mesi invernali pensavo di essere il solo uomo al mondo. E non dimenticherò mai la prima volta che vidi questo faro. Ho spalancato gli occhi per la meraviglia. Una torre avvolta da un silenzio che solo i gabbiani rompevano con le loro grida. E un orizzonte marino in cui si fondevano gli azzurri. Ne rimasi letteralmente folgorato”.
Nei primi decenni, i guardiani del faro de La Mola ricevevano la corrispondenza, il cibo e l’acqua una volta ogni circa due settimane. Il tutto arrivava via mare a Cala Codolar: i corrieri salivano un sentiero – appositamente aperto nella scogliera per raggiungere il faro – e consegnavano la merce ai guardiani, la cui vita non era certo facile, ma senza ombra di dubbio anche ricca di fascino.
Da ricordare poi che fino al 1973 il faro de La Mola non fu elettrificato (funzionava con stoppini e vapore d’olio). Nella sua storia è stato spento solo due volte: durante la guerra delle Filippine e durante la guerra civile spagnola. Ogni anno sono tantissimi i turisti che vanno a visitarlo. Da ammirarlo soprattutto nelle serate di luna piena. Si trova nel punto più alto dell’isola (quasi 200 metri sul livello del mare), con viste mozzafiato sulle scogliere. Fiero e immobile, a illuminare le acque di questa meravigliosa zona del Mediterraneo. A rimanervi affascinato anche il pianista e compositore italiano Alessandro Martire che due anni fa ha pubblicato su YouTube un videoclip girato appunto sotto questa “torre solitaria”.
Del resto sono tanti gli artisti – o semplicemente le persone dotate di sensibilità – che rimangono ammaliati da questo ciclope muto, circondato da un paesaggio in cui “ogni avventura – scriveva Verne nel suo romanzo – sembra davvero possibile”. Racconti di fantasia, ma anche tristi vicende reali di cronaca, come quando nei decenni passati alcuni hippie si tolsero la vita, gettandosi da quella magica, solitaria e leggendaria scogliera.
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